Psicologo Psicoterapeuta

1. Usare le emozioni per prendere decisioni

Ragionare solo con le emozioni porta ad utilizzare i propri sentimenti come bussola per prendere le decisioni e agire immediatamente, ad esempio:

• Vi sentite frustrati con il vostro partner: decidete che è una buona idea esternare immediatamente tutti gli aspetti che non vi piacciono di lui.
• Vi sentite pigri e demotivati: decidete di rimanere a casa a riposare invece di fare esercizio o uscire con gli amici come avevate deciso.

Siamo tentati di seguire le nostre emozioni perché sono intense. E proprio perché sono forti, perché le sentiamo così forti, sembrano tentazioni persuasive e convincenti. Ma c'è un problema con agire in preda alle emozioni:

La forza di un’emozione è un pessimo indicatore della sua attendibilità o della sua utilità.

Per esempio, capita che la rabbia e l'indignazione che provate dopo aver letto un post di un amico su Facebook possano portarvi a rispondere con commenti sprezzanti e sarcastici che, a vostro avviso, faranno capire all’altro l'errore che ha commesso. Naturalmente, sappiamo tutti quanto siano utili i commenti sarcastici su Facebook. Se è così ovvio, a livello teorico, che agire impulsivamente in base ai nostri sentimenti non è una grande idea, perché lo facciamo così spesso?  Perché ci fa sentire meglio, le emozioni forti e dolorose come l'ansia, la vergogna, l'irritabilità, la tristezza, ci portano a desiderare che se ne vadano, in fretta. E agire di getto in risposta a queste emozioni aiuta a placarle temporaneamente. Questo porta però a perdere di vista i nostri valori, ciò che si ritiene vero e importante a lungo termine, accecati dal desiderio immediato di attenuare il dolore emotivo. Rimanere sul divano invece di andare in palestra significa scambiare una sensazione temporanea di relax con un valore come la salute fisica, fondamentale a lungo termine. Farsi tre bicchierini prima di andare a una festa allevia temporaneamente l'ansia, ma a lungo andare non fa altro che rafforzare la convinzione autodistruttiva di aver bisogno di un qualcosa di esterno per funzionare nelle situazioni sociali.
Fare un commento pungente al proprio partner fa sentire bene sul momento, perché rafforza il proprio ego, ma a lungo andare erode la fiducia e l'intimità nella propria relazione.
Per evitare la trappola di ragionare solo con le emozioni, prendete l'abitudine di chiarire ed focalizzare i vostri valori a lungo termine.

Quando siete sopraffatti da una forte emozione, chiedetevi:

Cosa voglio veramente in questa situazione?
Cosa mi renderà felice nel lungo periodo?

La vita è una partita a lungo termine, è una maratona non uno sprint. Una motivazione forte per la vita permette di sopportare quasi ogni avversità temporanea.

2. Aspettative irrealistiche

Le aspettative sono un'ipotesi su come dovrebbero essere le cose. Per esempio: Vi aspettate che il vostro capo sia compassionevole e costruttivo quando fa il punto sul vostro rendimento e poi siete scioccati e indignati per quanto può essere critico e severo con voi. Poiché desiderate un capo compassionevole, vi aspettate che lo sia e questo, per un momento, vi fa sentire bene. A lungo andare, le aspettative irrealistiche fanno più male che bene. Portano a una perenne preoccupazione, a relazioni tese, all'ansia e persino alla depressione. Il trucco è vedere le aspettative per quello che sono: un meccanismo di difesa relativamente primitivo contro l'ansia dell'incertezza del nostro fragile ego. Diminuire le aspettative irrealistiche porta a un modo migliore e più sano di gestire le vostre paure e insicurezze. Sarete in grado di:

• Accogliere l'incertezza e l'ambiguità invece di mascherarle.
• Tollerare le delusioni e i rimpianti, accettando che fanno parte del viaggio invece di cercare di evitarli.

Potete creare un nutrimento sano per la vostra identità e il vostro senso di sé, in modo da non dover utilizzare critiche verso gli altri per elevarvi o generare aspettative elevate per alimentare il vostro ego. Nulla è certo. Accettatelo e sarete più felici per questo. Quando smetterete di aspettarvi che le persone siano perfette, potrete apprezzarle per quello che sono.

3. Parlare di sé in modo negativo

Parlate costantemente con voi stessi, è il dialogo interno, state narrando gli eventi della vostra vita quotidiana, alcuni dei quali sono noiosi e ordinari ("Che tipo di pasta prendo per cena?") e altri riguardano scelte importanti ("È sempre così negativo, non avrei mai dovuto sposarlo"). Oltre a raccontare gli eventi della nostra vita, parliamo anche a noi stessi di noi, commentiamo la nostra recente performance di fronte ai colleghi, ci diciamo quanto stiamo bene con quei nuovi jeans, ci preoccupiamo di come affronteremo l'esame imminente.
Questo discorso interiore su noi stessi ha spesso un mood ricorrente. Avete l'abitudine di preoccuparvi del vostro aspetto ogni volta che siete in compagnia di altre persone? O avete l'abitudine di fare i conti con i piccoli errori commessi, rimuginandoci sopra all'infinito per ore, giorni o addirittura anni dopo che l‘evento è successo? In ogni caso, le vostre abitudini autocritiche sono molto importanti perché sono una delle maggiori influenze sul vostro umore. Il modo in cui parlate con voi stessi determina il modo in cui vi sentite dentro di voi. Supponiamo che un piccolo mostro cattivo vi segua ovunque andiate, in ogni ora del giorno.

Questo mostriciattolo non fa altro che lanciarvi insulti: vi dice quanto siete brutti, quanto sembrate stupidi e vi ricorda costantemente che non piacete a nessuno e che prima o poi vi renderete ridicoli. Ora, anche se foste certi che nulla di ciò che dice il mostriciattolo è vero, pensate per un attimo a come vi sentireste se questa fosse la vostra vita: essere costantemente rimproverati e insultati ogni minuto di ogni giorno.
Sarebbe terribile, vero? Ebbene, questo è letteralmente ciò che fate a voi stessi quando sviluppate l'abitudine di giudicare e di parlare negativamente di voi stessi. Anche se sapete razionalmente di non essere una persona terribile che fallisce sempre e che non piace a nessuno, se è così che vi parlate, è così che vi sentirete. Se volete essere più felici, o almeno un po' meno infelici, un ottimo punto di partenza è il vostro discorso interno su di voi.

Prendete l'abitudine di prestare attenzione a come parlate con e di voi stessi. Cercate degli schemi ripetitive e cominciate a identificare le forme tipiche di autosvalutazione, soprattutto quelle eccessivamente negative. Quando iniziate a vedere e identificare gli schemi più comuni, potete iniziare a cambiarli. Le storie che ci raccontiamo sono molto più potenti di quanto crediamo. Imparate a vedere queste storie per quello che sono, abitudini mentali, e poi potrete imparare a cambiarle. Perché non addestrate il vostro dialogo interno a lavorare per voi, anziché contro di voi? Ditemi a cosa prestate attenzione e vi dirò chi siete.

4. Tutto quello che c'è da sapere

Naturalmente, non è tutto nella vostra testa. Il benessere materiale contribuisce alla felicità. Ma gran parte del vostro potenziale di felicità vive dentro di voi. In particolare, le vostre abitudini mentali, il modo in cui guardate e pensate a voi stessi e al mondo, giocano un ruolo fondamentale nel modo in cui vi sentite. Non si può sempre controllare il mondo, ma si può controllare sé stessi.
Se volete essere più felici, lavorate su queste 3 abitudini:

• Siate costruttivi, non svalutanti nel parlare di voi stessi.
• Lasciare andare le aspettative irrealistiche.
• Usate i valori, non i sentimenti, per prendere decisioni.