Psicologo Psicoterapeuta

1. Criticarvi dopo gli errori

Prendersi a calci quando si è a terra non è un buon modo per migliorare, tanto meno per sentirsi meglio, eppure, nella foga del momento subito dopo un errore, molti di noi passano istintivamente a un'intensa autocritica ad esempio:

• Dio, perché devo essere sempre un tale disastro?
  
• Ecco, ora tutti sapranno che sono un falso e che non merito nulla di tutto questo.
  
• Perché non posso essere più simile a Jessica? Anche lei è così forte e sicura di sé...
  

L'autocritica ci fa sentire peggio con noi stessi, e a lungo andare, più ci sentiamo male con noi stessi, più è difficile ottenere buoni risultati e vivere all'altezza del nostro potenziale. Allora perché lo facciamo? Perché ci rimproveriamo all'istante non appena commettiamo anche il più piccolo errore?

L'autocritica è spesso un tentativo inconscio di motivarci a fare meglio.

La maggior parte di noi è cresciuta imparando che per avere successo bisogna essere duri con sé stessi. Così passiamo la vita a farci del male, riuscendo comunque ad avere un discreto successo e pensando che il successo sia dovuto all'autocritica e all'autocritica negativa. Ma il punto è questo:

La maggior parte delle persone di successo ha successo NONOSTANTE l'autocritica, non grazie ad essa.

Le persone emotivamente resilienti sanno che l'autocritica è del tutto controproducente. Certo, un po' di auto-riflessione dopo gli errori è utile, ma è molto diverso da forme di autocritica giudicante, severa e spesso cattiva che la maggior parte di noi si auto-infligge. Se volete diventare più resilienti dal punto di vista emotivo, per essere in grado di gestire le battute d'arresto e gli errori con calma ed equilibrio, abbandonate l'abitudine all'autocritica:

• Lasciate andare  il dialogo interno negativo su di voi.
• Lasciate andare l'autogiudizio.
• Lasciate andare il perfezionismo e gli standard irragionevolmente elevati.

Se lo farete otterrete risultati migliori, oltre a essere più felici

Semplicità, pazienza e compassione. Questi tre sono i vostri tesori più grandi. Lao Tzu

 

2. Prendere le cose troppo sul personale

Nel profondo, credo che la maggior parte di noi capisca che quando le persone ci criticano, di solito non è una questione personale: l'altra persona non intende dire che siamo una persona terribile e non sta cercando di essere cattiva. Ma in quel momento ci sembra proprio così:

• Il sangue ci ribolle di rabbia e risentimento.
• Siamo immediatamente ansiosi e insicuri
• Proviamo un'ondata di vergogna e imbarazzo.

Molte persone imparano fin da piccole che criticare un comportamento significa criticare la persona. Se si ha una storia di questo tipo, si è imparato a interiorizzare qualsiasi tipo di critica come un marchio indelebile impresso sul proprio carattere o la sulla propria autostima. E anche se si è cresciuti, le circostanze sono cambiate e si sa intellettualmente che le persone non ci stanno attaccando personalmente, ci si sente ancora così. Prendere le cose troppo sul personale è di solito il risultato di abitudini di autocritica negativa. Ecco un paio di esempi:

• Anche se sapete intellettualmente che il vostro capo vi rispetta come persona, la sua critica la vostra ultima proposta vi sembra un affronto a voi stessi. Come mai? Perché la prima cosa che vi passa per la testa è un copione negativo, del tipo: "Probabilmente pensa che io sia un idiota".
• Anche se sapete intellettualmente che il vostro partner vi ama e vi rispetta, le sue recenti critiche su come avete gestito le difficoltà di vostro figlio vi fanno sentire come se foste una persona orribile e non degna di amore. Come mai? Perché la prima cosa che vi è passata per la testa è stata: "Sono un pessimo genitore".

Ricordate questo:

Il modo in cui ci sentiamo abitualmente è il risultato del modo in cui pensiamo abitualmente.

Se volete smettere di prendere le cose sul personale e di reagire in modo eccessivo alle critiche, dovete cambiare il vostro dialogo interno rispetto alle critiche. Anche se vi sentite come il personaggio di una brutta storia, ricordate che voi siete anche l'autore della vostra storia. Cambiate la storia che vi raccontate e cambierete il vostro modo di sentire.

3. Dipendere dalle abilità di coping

Il problema delle abilità di coping è che trattano i sintomi ma non la causa sottostante. Gli esercizi di respirazione profonda possono ridurre un po' lo stress sul momento, ma non fanno nulla per il fatto che lavorate in un ambiente che vi rende infelici e cronicamente stressati. Ripetere un mantra positivo può aiutarvi a sentirvi un po' meglio con voi stessi in questo momento, ma non migliorerà l’aspetto che non rispettate gli obbiettivi che vi ponete e di conseguenza avete una bassa autostima. Le abilità di coping portano anche a un altro problema, si diventa dipendenti da esse...

• Quando chiamate vostra sorella per essere rassicurati ogni volta che vi sentite ansiosi, i vostri muscoli psichici per gestire con sicurezza la vostra ansia si atrofizzano.
• Quando ci si affida troppo alle abilità di coping, si finisce per ignorare i veri problemi e, alla fine, per perderli di vista del tutto.

Se volete essere più resilienti, smettete di affidarvi alle abilità di coping e costruite invece abitudini migliori. Ecco alcuni esempi di abitudini utili a migliorare:

• Invece di praticare decine di tecniche di gestione dello stress, prendete l'abitudine di gestire i vostri fattori di stress.
• Invece di evitare o placare le persone difficili della vostra vita, prendete l'abitudine di essere assertivi e di imporre limiti sani.
• Invece di cercare rassicurazioni e sollievo negli altri, lavorate per costruire abitudini migliori nel parlare di voi stessi.

La vera resilienza emotiva deriva dalla coltivazione di buone abitudini che rendono superflue le capacità di coping.

4. Evitare le emozioni

Quando toccate con il dito una padella calda e sentite un dolore che vi attraversa la mano, il dolore è cattivo? Assolutamente no, il dolore è una cosa positiva perché è il modo in cui il corpo ci segnala che qualcosa non va. Quando il dito tocca la padella calda, il dolore non è in realtà pericoloso. Ciò che è pericoloso è il danno ai tessuti che si verificherebbe se si lasciasse il dito sulla padella. Il dolore è solo il messaggero che cerca di aiutarci. Lo stesso principio vale per il dolore emotivo:

• L'ansia non è una bella sensazione, ma è il modo in cui il vostro cervello vi dice che pensa che siate in pericolo. L'ansia in sé non è negativa.
• La frustrazione non è una bella sensazione, ma è il modo in cui il cervello ci dice che qualcosa non va bene e deve essere corretto. La frustrazione in sé non è negativa.
• Il dolore non è una bella sensazione, ma è il modo in cui il vostro cervello vi dice che avete perso qualcosa di incredibilmente prezioso nella vostra vita. Il dolore in sé non è negativo.

Il problema è che la maggior parte di noi ha trascorso tutta la vita commettendo un errore semplice ma potente:

Diamo per scontato che quando qualcosa fa male è negativa e da evitare.

Così impariamo a cercare di evitare i sentimenti dolorosi perché pensiamo che siano effettivamente negativi per noi. Purtroppo, quando si prende l'abitudine di fuggire dagli stati d'animo e dalle emozioni dolorose, si allena il cervello a credere che siano in realtà pericolose.
Ciò significa che la prossima volta che vi sentirete tristi, ansiosi o arrabbiati, vi sentirete male perché vi sentite male, aggiungete il dolore mentale all’emozione negativa. Ecco perché molte persone faticano a essere resilienti di fronte alle emozioni dolorose:

• Ecco perché l'ansia che deriva dall'ansia porta al panico.
• Ecco perché la rabbia che deriva dalla tristezza spesso porta alla depressione.

Come esseri umani, le emozioni dolorose sono inevitabili. Non si possono evitare.

Ma si può evitare di sentirsi male per il fatto di sentirsi male, allenandosi a vedere le emozioni come dolorose o scomode, ma non pericolose. E quando lo farete, vi accorgerete di essere molto meno reattivi emotivamente e molto più resilienti.

Si è molto meno ansiosi se ci si sente perfettamente liberi di essere ansiosi, e lo stesso si può dire del senso di colpa.
- Alan Watts

5. Fidarsi delle proprie emozioni

Non c'è nulla di intrinsecamente speciale nelle emozioni, per quanto la nostra cultura tenda a glorificarle, sono solo un'altra parte della nostra psiche, insieme ai pensieri, ai comportamenti, alle credenze, agli istinti e a tutte le altre cose che ci passano tra le orecchie. Spesso le emozioni sono molto utili:

• La paura è spesso un indicatore di pericolo e può aiutarci a stare al sicuro.
• Il senso di colpa è spesso un segno che si è fatto qualcosa di sbagliato e può aiutare a ricordare di fare meglio la prossima volta.
• La rabbia spesso ci dice quando qualcosa è ingiusto e ci spinge a correggerlo.

Ma se le emozioni sono spesso utili, possono anche essere profondamente inutili:

• La paura fa sì che si eviti di chiedere a quella persona di uscire, anche se ci piace molto e pensiamo che stare con lei potrebbe essere un'esperienza incredibile.
  
• Il senso di colpa spesso diventa così estremo da portare a comportamenti autolesionistici e a una cronica bassa autostima.
• Ci sono molti esempi, sia personali che storici, in cui la rabbia non ha fatto emergere il meglio dell'umanità.

Se avete l'abitudine di fidarvi sempre dei vostri sentimenti, finirete per prendere molte decisioni malsane, le persone emotivamente resilienti hanno un rapporto più sfumato con le emozioni: Le ascoltano, ma raramente si fidano di loro. Quando ci si fida troppo delle proprie sensazioni, si finisce per diventarne schiavi, incapaci di resistere alle emozioni forti che ci spingono in una direzione o incapaci di fare scelte difficili quando "non ce la sentiamo". Pensate alle emozioni come alle persone, di un amico molto stretto non ci si può fidare sempre e in ogni situazione. Potreste fidarvi di un amico commercialista che vi dà buoni consigli sul denaro, se invece lui collezione relazioni malsane, meglio non fidarsi dei suoi consigli sugli incontri romantici.
Rispettate le vostre emozioni, ma non lasciate che vi controllino.

Il vero amore vi fa sentire al sicuro

Fisicamente sicuri, al sicuro emotivamente, sicuri di poter essere il vostro sé più vero, al sicuro al fianco di qualcuno al sicuro anche quando non è presente. La sicurezza ha la precedenza sulla maggior parte degli altri aspetti nel regno dell'amore, perché nel momento in cui iniziate a sentirvi insicuri, vi allontanerete dal vostro partner e rivaluterete la relazione. Il vero amore vi accoglie e vi offre uno spazio in cui vi sentite accuditi e a casa, indipendentemente da dove vi trovate.